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Percorso museale

Il primo momento è la Stanza dell’Approdo, prima tappa del percorso verso la dimensione della bellezza. Un’icona dell’Arcangelo Raffaele ricorda che tale via è fonte di guarigione e di rinascita. Per iniziare a viaggiare bisogna guarire da tutto ciò che ci dissocia dalla nostra dimensione più autentica.
Superata la porta, dei segni indicatori a sinistra guidano il visitatore; si entra nella stanza totalmente dedicata alla ricerca: Parole in viaggio. La vista rimane subito catturata da un’altra icona: quella dell’angelo combattente  per il Bene, chiara metafora di quanto sia prioritaria la nostra ricerca verso il centro del sé. La stanza descrive un cammino astorico dell’uomo come un viaggio continuo verso un centro primigenio.
Dopo lo spazio dedicato al cammino, si trova un’altra stanza segnata dalla presenza di un antico canale rinvenuto durante i lavori di restauro.
Si arriva, pertanto, alla stanza della quotidianità, la cucina-soggiorno, essa è il luogo dell’incontro con ciò che desideriamo: la condivisione con tutti, in particolare con l’ospite.
Tale stanza è stata dedicata ai sognatori perché essi possono essere considerati la spinta necessaria per trasformare la realtà.
Il percorso continua con la Stanza della Poesia. Due testi, uno di fronte all’altro, ricordano due momenti essenziali del pellegrino-viaggiatore: quello della notte e quello della nascita. Nella notte ci confrontiamo con i nostri limiti, con la nostra finitudine e si annodano le domande sulla nascita.
Altri segni indicatori e delle pietre conducono adesso il visitatore verso il basso, e dei versi tracciati sulla parete di una scala invitano a vivere delle forti condizioni di vita, perché nella loro piena espressione rivelano ciò che noi siamo.
La penultima tappa si articola in due stanze divise da un antico arco in pietra, le Stanze della Bellezza. Esse mostrano come sia stata pensata la bellezza dagli uomini. I riferimenti si rivolgono anche all’arte del passato: l’uomo ha sempre pensato la bellezza cercando di raffigurare se stesso non per quello che è ma alla luce di un modello ideale.
L’ultima tappa è quella della dimensione autentica della Bellezza, in questo spazio viene rivelata la dimensione primigenia di essa. Questa stanza contiene una scritta in latino: Gloria Dei vivens homo. Il viaggiatore se compie con profondità il suo viaggio, viene spinto a cogliere la bellezza più autentica nell’uomo reale.
Completato il viaggio al visitatore rimane un ultimo momento: quello dell’ascolto e dell’adorazione nell’ultima stanza della casa. È il luogo dell’adorazione, ma anche il luogo dove la bellezza si disvela come realtà fondativa di tutto. Un’icona della Santissima Trinità ci ricorda dove risiede la bellezza; il dipinto sulla parete opposta, una rielaborazione moderna dei cerchi trinitari, descrive l’Indicibile come un semplice tentativo di dire ciò che nel linguaggio umano non è possibile esprimere. L’icona di Maria di Nazareth ci descrive la nascita della Bellezza Incarnata.
In un’altra parete è raffigurato un labirinto realizzato seguendo il modello presente nella cattedrale di Chartres. Non c’è una semplice via di uscita da esso, ma l’esito conclusivo è il suo centro: un fiore-sole. Chi giunge alla fine di un percorso spirituale trova non una semplice condizione di libertà dopo la prigionia del labirinto, ma la visione della bellezza, si scopre che ciò che cerchiamo è già presente dentro di noi. Tuttavia riconoscere se stessi richiede un cammino a volte segnato da difficoltà e dolore, è la nostra condizione di uomini.
Ultimo segno della stanza è l’altare. La base è un tronco d’olivo posto orizzontalmente, che con i suoi nodi e le sue contorsioni richiama facilmente il nostro vissuto. I due rami che partono dalla parte inferiore del tronco, rassomigliano in modo verosimile a due braccia che si levano verso l’alto. L’interpretazione è quella di un uomo che vola verso l’alto, rinato grazie alla scoperta della Bellezza.

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